Il più classico degli impianti fotovoltaici è quello installato sul tetto di una abitazione o ufficio o azienda, al relativo impianto elettrico. In questo caso il proprietario investe per realizzare l’impianto e si ripaga con la minore spesa nella “bolletta” elettrica.
Questo collegamento diretto viene chiamato dal GSE “autoconsumo fisico”.
Nel condominio questa soluzione diventa più complessa rispetto agli immobili di proprietà (abitazioni unifamiliari, ecc.) perché il tetto è uno spazio comune.
Qui il Codice Civile (articolo 1122 bis) ci spiega che che ogni condomino ha diritto all’installazione di impianti per lo sfruttamento delle fonti rinnovabili (cioè fotovoltaico e solare termico) negli spazi comuni, ma nei limiti della sua quota di proprietà.
Questo siginfica che lo “sfruttamento” di questi spazi da parte di un singolo condomino, è possibile ma in proporzione a quanto risulta dalla tabella millesimale.
Ad esempio se il tetto condominiale è complessivamente di 300 metri quadrati, un condomino che possiede 100 millesimi, ha il diritto di occupare con l’impianto fotovoltaico 30 metri quadri, un spazio che con le tecnologie di oggi ci permette di installare circa 6kWp, valore molto interessante.
Se invece il condomino ha un tetto di sua esclusiva proprietà, potrà utilizzarla per intero o in parte, ma anche sfruttare quanto gli spetta dalle quote millesimali.
Per quanto riguarda il “dove” posizionare gli impianti, non ci sono leggi o norme in proposito: trattandosi di spazi privati, sono i proprietari tramite l’assemblea condominiale, che devono decidere come sfruttarli e suddividerli. In assenza di un regolamento approvato dall’assemblea, vale la tacita regola del “chi prima arriva meglio alloggia”.
Qui aggiungo una considerazione pratica ma anche legale: il primo che arriva potrà scegliere lo spazio più “soleggiato” ma deve sempre dimostrare agli altri (ovviamente in forma scritta con un disegno), di occupare gli spazi nel rispetto dei propri millesimi.
Un ultima considerazione: l’impianto fotovoltaico collegato alla propria unità immobiliare resta la soluzione economicamente più vantaggiosa; è quella che si fa “vedere” immediatamente in bolletta e ci fà rientrare più rapidamente dall’investimento; l’impianto singolo consente comunque di partecipare ai bernefici della normativa sulle Comunità Energetiche, indipendentemente che sia su un condominio o su una abitazione singola.